La classificazione dei rifiuti con codice a specchio secondo la Corte di Giustizia Europea. Nessuna presunzione di pericolosità: la presenza di contaminanti deve essere accertata, salvo casi particolari.

di: Avvocato Daniele Zaniolo

Ha fatto molto parlare la risposta giunta dalla Corte di giustizia Europea con la decisione del 28 marzo 2019 in cause riunite da C-487/17 a C-489/17, ai quesiti posti dalla Corte di Cassazione italiana, nel luglio 2017, in merito al conflitto esistente in tema di classificazione di rifiuti con codice a specchio.

I giudici italiani, infatti, ritengono, ormai da tempo e con un orientamento consolidato, che i rifiuti con codice a specchio debbano essere trattati come pericolosi, salvo che sia fornita la prova contraria. Il corollario del principio vuole che il pubblico ministero non abbia l’onere della prova della pericolosità del rifiuto: sarà l’imputato a dover dimostrare il contrario!

Il chiarimento della Corte di Giustizia Europea è fondamentale perché destinato a rovesciare questa regola di giudizio che la nostra giurisprudenza penale ha invece cristallizzato nel tempo, vale a dire la presunzione di pericolosità del rifiuto.
Le conseguenze di questa decisione potrebbero essere significative, non solo sul piano processuale.