Note a margine della Sentenza “Lactalis” – Corte di Giustizia UE Causa C-485/18

di: Avvocato Valeria Pullini

Nel 2016, la Lactalis proponeva dinanzi al Consiglio di Stato francese un ricorso diretto all’annullamento del decreto francese n. 2016/1137, relativo all’indicazione dell’origine del latte nonché del latte e delle carni utilizzati come ingredienti.

Il tema è quello dell’introduzione dell’obbligo di indicazioni ulteriori rispetto a quelle previste dalle norme europee.

A sostegno delle proprie conclusioni, la Lactalis deduceva alcuni motivi relativi alla violazione, da parte di tale decreto, degli articoli 26, 38 e 39 del Reg. (UE) n. 1169/2011, in materia di informazioni sugli alimenti ai consumatori.

La Corte di Giustizia si è espressa con la recentissima Sentenza del 1° ottobre 2020, causa C-485/18, già ribattezzata Sentenza Lactalis.

Trattasi di una sentenza attesa, considerato che da anni, non solo in Francia, ma anche in Italia, si è molto discusso e si continua a discutere sulla legittimità di questa, possiamo definirla, gragnola di decreti nazionali i quali, in nome di una non meglio identificata salvaguardia del “made in” territoriale, non solo hanno pesantemente condizionato l’operatività degli OSA, ma hanno anche disatteso in più parti le disposizioni del regolamento europeo qui in esame, così violando il principio del primato del diritto dell’Unione su quello nazionale che, come noto, si sostanzia nella prevalenza delle norme europee dotate di efficacia diretta su quelle interne con esse contrastanti, sia precedenti che successive, qualunque sia il rango delle norme interne.

In particolare, ciò che in sede nazionale ora interessa è costituito dall’impatto che questa sentenza potrà (e dovrà) avere sui decreti interministeriali italiani che, nel biennio 2016-2017, hanno introdotto, in sede nazionale e per gli OSA italiani, l’obbligo dell’indicazione di origine per determinati alimenti e/o ingredienti di alimenti.