Una recentissima sentenza del 13 gennaio 2022, della IV sezione della Corte di Cassazione, rivoluziona il tradizionale approccio giudiziario e si discosta dall’idea che tutto ruoti intorno al datore di lavoro, ma riconosce, invece, che anche gli altri soggetti, compresi i lavoratori, sono parte integrante di quel sistema e che tutti contribuiscono, con l’osservanza dei propri doveri, a garantire la sicurezza.
Per un infortunio di un dipendente ad un tornio, erano stati condannati, nei due giudizi di merito il datore di lavoro e il responsabile della sicurezza dell’impresa per la quale lavorava l’infortunato, oltre al produttore del tornio per non aver dotato il macchinario di un’apposita protezione dagli organi in movimento.
La Corte di Cassazione ha bocciato le decisioni dei giudici di merito, evidenziando l’erroneità del loro ragionamento.
Questa volta la sentenza, rifacendosi a qualche precedente minoritario, ha ritenuto che il datore di lavoro diligente, che abbia ottemperato a tutti i propri obblighi di legge, non può e non deve rispondere dell’infortunio causato dalla negligenza del suo dipendente.
Leggiamo: "Il sistema della normativa antinfortunistica si è evoluto passando da un modello "iperprotettivo", interamente incentrato sulla figura del datore di lavoro, quale soggetto garante investito di un obbligo di vigilanza assoluta sui lavoratori, ad un modello "collaborativo" in cui gli obblighi sono ripartiti tra più soggetti, compresi i lavoratori".
L’intento non è quello di colpevolizzare i soggetti più deboli, come i dipendenti, che perciò necessitano di una maggiore tutela. Li si vuole invece responsabilizzare, rendere parti attive, partecipi consapevoli e attenti di quel processo organizzativo finalizzato alla salvaguardia della loro salute e della loro vita. L’obiettivo, insomma, è quello di garantire una maggiore protezione attraverso una migliore presa di coscienza dei propri doveri.