Il provvedimento individua i criteri specifici rispettati i quali questi rifiuti - dopo essere stati sottoposti a operazioni di recupero - cessano di essere tali ai sensi dell'art. 184-ter del Codice ambientale (D.Lgs. n. 152/2006), e diventano dei veri e propri prodotti che, come tali, sono sottratti a tutte le stringenti regole per la gestione dei rifiuti.
Nel dettaglio, il decreto - che si compone di otto articoli e tre allegati, ed entrerà in vigore a 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta (4/11/2022) - stabilisce che «in via preferenziale, i rifiuti ammessi alla produzione di aggregati recuperati provengono da manufatti sottoposti a demolizione selettiva», e individua (Allegato 1) le regole attraverso cui 18 tipologie di rifiuti inerti e di rifiuti inerti di origine minerale (che vanno dai mattoni alle mattonelle, passando per scarti di ghiaia o sabbia) diventano "aggregati recuperati", utilizzabili solo per gli scopi previsti dall'Allegato 2 (come, ad esempio, la realizzazione di fondi stradali, di strati di fondazione di infrastrutture di trasporto).
Da segnalare che i gestori degli impianti che producono questi aggregati avranno 180 giorni per presentare all'Autorità competente un aggiornamento della autorizzazione alla gestione rifiuti o un'istanza di adeguamento dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia).
180 giorni durerà anche la fase di monitoraggio da parte del Ministero, il quale potrà valutare l'opportunità di una revisione dei criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto per tenere conto, ove necessario, delle evidenze emerse in fase applicativa.
(continua...)