Gli ESRS (European Sustainability Reporting Standard) rappresentano un tassello importante per l’attuazione della direttiva CSR (CSRD Corporate Sustainability Reporting Directive, n. 2464/2022) in quanto costituiscono un passo significativo verso una maggiore trasparenza nella rendicontazione societaria all’interno della Comunità Europea, anche con l’intento di essere un vantaggio per gli investitori che tengono in considerazione i criteri ESG (Gli investimenti ESG , in breve, sono un approccio all'investimento che tiene conto dei principali fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nel momento in cui si prendono decisioni sulla destinazione dei capitali).
Le prime società che dovranno adottare i nuovi ESRS, a partire dal 2025 con riferimento all’anno 2024, saranno le imprese di grandi dimensioni, indipendentemente dal fatto che siano quotate o meno, che abbiano due dei seguenti requisiti:
- superano 20 milioni di euro di attivo patrimoniale
- 40 milioni di euro di fatturato
- 250 dipendenti.
Le aziende già in linea con la vigente Non Financial Reporting Directive (NFRD – Direttiva 2014/95/EU) e che hanno finora redatto i propri bilanci con modalità libere di rendicontazione o seguendo standard volontari come GRI, dal 2024 dovranno conformarsi ai nuovi standard.
Per quanto riguarda le PMI non quotate, che rappresentano la stragrande maggioranza delle imprese italiane, la CSRD, non impone nuovi obblighi di rendicontazione, ad eccezione delle PMI quotate.
Le PMI quotate sono tenute a fornire informazioni sulla sostenibilità dall’anno finanziario 2026 (report inizio 2027), con la possibilità di un ulteriore opt-out di due anni dopo tale data.
Le PMI non quotate, che non sono soggette ad alcun obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità ai sensi della Direttiva, potrebbero tuttavia ricevere richieste di informazioni sulla sostenibilità da soggetti lungo la loro filiera, da clienti, banche, investitori o altre parti interessate.