Aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche e l'individuazione del “luogo di lavoro”: oscillazioni giurisprudenziali che non aiutano a fare chiarezza.

Aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche e l'individuazione del “luogo di lavoro”: oscillazioni giurisprudenziali che non aiutano a fare chiarezza.

di: Avvocato Daniele Zaniolo

Il codice penale, come noto, punisce il reato di lesioni colpose personali (così come il delitto di omicidio colposo) e stabilisce una speciale circostanza aggravante, costituita dalla violazione delle norme antinfortunistiche.

Uno dei temi che viene talvolta sollevato nel corso dei processi per questi reati e, quindi, per accertare la sussistenza della violazione delle norme antinfortunistiche è quello di verificare se la zona dell’infortunio sia un “luogo di lavoro” poiché, com’è di tutta evidenza, al di fuori di esso le regole prevenzionistiche non si applicano.

Se sovente questo problema non si pone, essendo pacifico che l’infortunio sia avvenuto all’interno di un luogo di lavoro, vi sono zone grige di confine che sollevano qualche perplessità e che, purtroppo, la giurisprudenza non è riuscita a chiarire adeguatamente. Due recenti sentenze della Corte di Cassazione (la sentenza del 21 agosto 2023 numero 35123 e la sentenza della Corte di Cassazione 28 luglio 2023, n. 32959) costituiscono un chiaro esempio di queste problematicità.

La funzione della Corte di cassazione è quella di garantire l’uniformità interpretativa delle leggi ma, come queste due sentenze dimostrano, non sempre ciò avviene a riprova del fatto che ogni decisione è fortemente condizionata dal fatto e dalle esigenze processuali specifiche.