In particolare, i Giudici europei hanno condannato il Belpaese per il mancato rispetto dei parametri di arsenico e floruro nelle acque di diversi (ben 6) Comuni del Lazio: Bagnoregio, Civitella d'Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania.
Il riferimento è alla direttiva 98/83/CE (c.d. direttiva sull'acqua potabile) che impone agli Stati membri di garantire che le acque destinate al consumo umano siano salubri e pulite, e richiede che nell'acqua potabile non siano presenti microrganismi e parassiti, o sostanze che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana: l'Italia non ha rispettato né i parametri di legge, né ha provveduto ad adottare rapidamente i provvedimenti necessari per ripristinare la qualità delle acque potabili nelle zone coinvolte.
Era il 2011 quando la Commissione di Bruxelles, denunciando la pericolosità delle acque del Lazio e dopo una procedura d'infrazione durata 7 anni, aveva deferito l'Italia alla Corte di Giustizia, mettendola così di fronte al rischio di una sanzione pecuniaria.