Pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare

Pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare

di: Anna Maria Fumarola

La direttiva (UE) 2019/633 sulla lotta alle pratiche commerciali sleali è entrata in vigore nel 2019 con l’obiettivo di affrontare gli squilibri nel potere contrattuale tra fornitori e acquirenti di prodotti agricoli.

Sulla base dell’esperienza maturata da allora, la Commissione europea ha ritenuto che fosse necessario affrontare la dimensione transfrontaliera delle pratiche commerciali sleali. Infatti, in media circa il 20% dei prodotti agricoli e alimentari consumati in uno Stato membro dell’UE proviene da un altro Stato membro.

Il 15 luglio scorso, gli eurodeputati AGRI hanno votato sulla cooperazione transfrontaliera contro le pratiche sleali che colpiscono gli agricoltori. L'applicazione transfrontaliera delle norme sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare è stata approvata con 44 voti favorevoli, 1 contrario e nessuna astensione. La nuova legge mira a migliorare la cooperazione tra le autorità nazionali responsabili, migliorando e rendendo obbligatorio lo scambio di informazioni, le indagini e la riscossione delle sanzioni.

Per rafforzare la tutela degli agricoltori, i deputati chiedono che gli Stati membri intervengano d'ufficio, bloccando di propria iniziativa le pratiche commerciali sleali transfrontaliere, senza dover presentare un reclamo formale da parte dei produttori. Questo sistema replicherebbe il regime di protezione delle Indicazioni Geografiche nel Mercato Unico.

In questo articolo ci occuperemo di dare uno sguardo al fenomeno delle pratiche sleali nella filiera agroalimentare, le normative e le autorità di riferimento in relazione alla proposta in corso a livello Unionale di modifica delle norme UE approvate a metà luglio nella DG Agri, la Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, e che vedrà il testo definitivo entro fine settembre 2025.